L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica piuttosto comune, a volte debilitante, che colpisce il 2-10% della popolazione generale femminile. Inoltre nelle pazienti sub fertili – cioè con uno stato di fertilità non ottimale – l’endometriosi ha una prevalenza del 20-50% con variazioni significative in base all’età. Nonostante innumerevoli studi condotti sull’argomento, il quadro epidemiologico rimane ancora non ben definito. Sebbene il 20-25% delle pazienti siano asintomatiche, spesso l’endometriosi è associata a dolore e può essere causa di infertilità da sola o in associazione ad altri fattori.
Cos’è l’endometriosi?
L’endometriosi è una patologia dell’apparato genitale femminile causata dalla presenza anomala di endometrio, cioè il tessuto che normalmente riveste la cavità uterina, all’esterno dell’utero ad esempio sulle ovaie o su organi pelvici come vescica, uretere o intestino, o sulla parte di peritoneo pelvico, ad esempio nel setto retto-vaginale.
La presenza del tessuto endometriale in sedi diverse da quelle considerate normali, può causare una serie di sintomi dolorosi e anche, in alcuni casi, avere delle ripercussioni sulla fertilità.
Endometriosi interna e endometriosi esterna: cosa sono?
È possibile distinguere l’endometriosi in Interna e Esterna.
- L’endometriosi interna, anche detta adenomiosi, si verifica quando l’endometrio ectopico è localizzato nello spessore del miometrio, e provoca un’infiammazione cronica alla zona pelvica con pesanti risvolti sul ciclo mestruale ma anche sui rapporti sessuali e sulla vita quotidiana delle donne affette che spesso sperimentano vari sintomi come dolori e stanchezza cronica.
- L’endometriosi esterna, si definisce quando l’endometrio ectopico ha sede nella pelvi, ad esempio nelle ovaie, nell’ intestino retto, nella vagina, nella vulva, oppure al di fuori delle pelvi, ad esempio nell’ addome, nell’appendice, nell’intestino tenue, nei reni e/o polmoni.
Questa patologia si rende evidente più frequentemente tra i 25 e i 35 anni, ma non è raro che possa comparire anche in fasce d’età più basse.
L’American Society for Reproductive Medicine (ASRM) ha classificato l’endometriosi in quattro stadi sulla base della dimensione, della localizzazione dei focolai e della estensione delle aderenze:
- Stadio 1: endometriosi minima, in cui l’estensione della patologia è appunto minima e si caratterizza per la presenza di pochi millimetri di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, localizzati in posizione superficiale nei tessuti.
- Stadio 2: endometriosi lieve, caratterizzata dalla presenza di un maggior numero di lesioni che risultano più profonde.
- Stadio 3: endometriosi moderata, in cui sono presenti cisti ovariche (endometriomi) mono o bilaterali e tessuto aderenziale e/o cicatriziale tra gli organi pelvici
- Stadio 4: endometriosi grave nella quale gli impianti endometriosici sono molto profondi e sono presenti cisti voluminose su una o entrambe le ovaie.
Sintomi dell’endometriosi
I principali sintomi dell’endometriosi sono:
- dolore pelvico, soprattutto durante i giorni che precedono il ciclo mestruale,
- mestruazioni dolorose,
- dolore durante i rapporti sessuali,
- cicli irregolari,
- dolore durante la defecazione o la minzione.
Il dolore rappresenta quindi il primo campanello d’allarme. È importante quindi che se una donna dovesse iniziare ad accusare una sintomatologia dolorosa nei giorni del ciclo o durante i rapporti sessuali, si rivolga a uno specialista per una visita ginecologica.
Come si arriva a una diagnosi?
La diagnosi di endometriosi non è sempre semplice e spesso richiede un approccio multidisciplinare. Viene diagnosticata nel corso di una visita ginecologica, in cui il medico verifica la sussistenza di una sintomatologia che può essere ricondotta a questa patologia. Gli approfondimenti che possono essere richiesti riguardano una ecografia transvaginale, utile per evidenziare formazioni cistiche endometriosiche nelle ovaie, nell’utero o negli altri organi pelvici, la risonanza magnetica della pelvi, nel caso in cui la patologia interessi anche organi non prettamente ginecologici come intestino e uretere, e laparoscopia cioè un intervento chirurgico che permette di visualizzare le lesioni endometriosiche a livello degli organi pelvici.
Cura e trattamento dell’endometriosi
Il trattamento per l’endometriosi può andare dalla semplice osservazione alle terapie mediche, utilizzate nei casi in cui vi sia una sintomatologia dolorosa o nei casi in cui si vogliono prevenire recidive in chi si è sottoposta a interventi chirurgico, o terapie chirurgiche, in particolare la laparoscopia utilizzata nei casi in cui con le cure mediche non si sia ottenuto alcun risultato.
La scelta terapeutica deve tenere in considerazione la gravità della malattia, il desiderio di riproduzione della paziente e l’età della stessa.
Cura con i farmaci
La terapia farmacologica comprende la somministrazione di analgesici che allevino il dolore associato all’endometriosi e una terapia ormonale che va presa in considerazione sia per ridurre il dolore che per evitare o rallentare la progressione della malattia, con possibile atrofizzazione del tessuto endometriale ectopico, grazie alla somministrazione di ormoni che riducono i livelli circolanti di estrogeni e, di conseguenza, la proliferazione di tessuto endometriale ectopico.
I farmaci maggiormente consigliati per la terapia ormonale dell’endometriosi sono:
- Contraccettivi orali
- Progestinici
- Inibitori dell’aromatasi
- Analoghi sintetici del GnRH
Ovviamente la terapia ormonale, poiché inibisce il ciclo ovarico, non può essere presa in considerazione nelle donne in cerca di gravidanza.
Cura con la chirurgia
Riguardo al trattamento chirurgico, esistono due tipologie:
- La terapia chirurgica conservativa è la soluzione terapeutica indicata per la cura della sterilità, nelle pazienti desiderose di prole. Si esegue tramite laparoscopia o laparotomia, cioè nella lisi delle aderenze pelviche e nella eventuale asportazione di focolai superficiali.
- La terapia chirurgica demolitiva è quella indicata alle donne con endometriosi grave e che non hanno ottenuto risposta alla terapia farmacologica, con gravi ripercussioni sulla qualità di vita a causa del dolore. In questo caso, l’intervento prevede la rimozione delle lesioni endometriosiche, la rimozione dell’utero, e la rimozione dell’ovaie. Nelle situazioni più gravi, la mancata asportazione di utero e/o ovaie può comportare la ricomparsa della malattia e dei sintomi.
Endometriosi e PMA
La Procreazione Medicalmente Assistita può rappresentare un valido aiuto per aumentare le percentuali di gravidanza nelle pazienti affette da endometriosi che non riescono a concepire spontaneamente.
Esistono diverse tecniche di procreazione medicalmente assistita che possono aiutare a realizzare il desiderio di genitorialità di queste coppie ed in particolare:
- l’inseminazione intrauterina (IUI) con stimolazione ovarica
- la fecondazione in vitro (FIVET)
- l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI)
Nei casi di endometriosi lieve e moderata (I-II stadio) può essere suggerita l’IUI, mentre nelle forme più gravi (II-IV stadio), con possibile compromissione tubarica o se ci sono stati dei fallimenti con dei precedenti trattamenti, si può consigliare di procedere con la tecnica FIVET o ICSI.
Endometriosi e gravidanza
La paziente affetta da endometriosi in gravidanza, dopo concepimento spontaneo o a seguito di tecniche di procreazione medicalmente assistita, non prevede una gestione diversa dalle altre gravidanze, fatta eccezione per le pazienti con adenomiosi grave o dopo pregresse chirurgie uterine, che necessitano di maggiore attenzione nel monitoraggio della gravidanza da parte del ginecologo curante.