La Procreazione Medicalmente Assistita è un insieme di tecniche che permette alle coppie con problemi di infertilità di avvicinarsi al sogno della genitorialità.
PMA a chi si rivolge
PMA è l’acronimo di Procreazione Medicalmente Assistita, una serie di tecniche mediche progettate per supportare le coppie che desiderano diventare genitori quando il concepimento naturale risulta difficoltoso o non realizzabile. Si rivolge a chi affronta difficoltà legate all’infertilità, sia femminile che maschile e in Italia è accessibile a coppie eterosessuali maggiorenni, in età potenzialmente fertile, coniugate o conviventi ed è regolata dalla Legge 40/2004.
Le tecniche di PMA: scegliere la soluzione più adatta
Le tecniche di PMA sono suddivise in livelli di complessità e invasività, e la scelta della procedura più adatta dipende da vari fattori, tra cui la causa dell’infertilità e le condizioni cliniche della coppia.
Dopo una diagnosi accurata, lo specialista in Medicina della Riproduzione individua l’approccio più adatto, scegliendo tra:
Tecniche di I livello
- Inseminazione intrauterina (IUI): la tecnica meno invasiva, in cui il liquido seminale trattato viene inserito direttamente nell’utero della donna durante il periodo fertile. L’obiettivo è facilitare l’incontro tra spermatozoi e ovociti all’interno dell’apparato genitale femminile.
Tecniche di II livello
- Fecondazione in vitro (FIVET): in questa procedura gli ovociti vengono prelevati dalle ovaie, con un intervento chiamato “pick up” a seguito di una stimolazione ormonale e fecondati con spermatozoi in un ambiente di laboratorio prima di esser trasferiti nuovamente nell’utero.
- Iniezione Intracitoplasmatica di Spermatozoi (ICSI): una variante della FIVET, in cui un singolo spermatozoo viene iniettato direttamente all’interno dell’ovocita. È particolarmente indicata nei casi di infertilità maschile severa.
- Fecondazione con donazione di gameti: una procedura che prevedere l’utilizzo dei gameti femminili o maschili (ovociti o spermatozoi) donati. Viene utilizzata quando non è possibile utilizzare i gameti della coppia per motivi clinici (bassa riserva ovarica, stato menopausale della paziente, azoospermia etc.) oppure età materna avanzata.
Le fasi iniziali del percorso PMA: consulenza e diagnosi
Il percorso di PMA inizia effettuando una prima visita con lo specialista della fertilità, che guida la coppia verso una comprensione più chiara delle possibili cause dell’infertilità, le opzioni di trattamento disponibili e avvia gli accertamenti necessari:
- esami del sangue della coppia;
- esami strumentali per la donna, come l’ecografia transvaginale e l’isterosalpingografia;
- esami andrologici per l’uomo, come lo spermiogramma e l’ecografia testicolare.
Il trattamento: stimolazione ovarica e raccolta dei gameti
La stimolazione ovarica è un passaggio chiave del percorso PMA nel quale, attraverso l’assunzione di farmaci ormonali – principalmente gonadotropine come l’ormone follicolo-stimolante (FSH), generalmente sotto forma di iniezioni giornaliere e per un periodo che varia da 10 a 14 giorni – mirano a stimolare le ovaie per far crescere più follicoli possibili, i contenitori degli ovociti.
L’obiettivo è quello di ottenere un numero sufficiente di ovociti maturi per massimizzare le possibilità di successo del trattamento. Parallelamente alla raccolta degli ovociti, è necessario ottenere spermatozoi dal partner maschile o da un donatore, nel caso non sia possibile utilizzare il gamete del proprio partner. Questo avviene generalmente tramite masturbazione in un ambiente controllato, dove il campione viene analizzato e preparato per la fecondazione.
Il trasferimento dell’embrione e il periodo di attesa
Dopo la fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo, si formerà un embrione del quale si seguirà lo sviluppo nei giorni a seguire. Intorno al 5°-6° giorno di sviluppo, l’embrione avrà raggiunto lo stadio di blastocisti e sarà trasferito nell’utero con una procedura chiamata transfer embrionario da parte di un medico ginecologo attraverso un sottile catetere. Dopo il trasferimento dell’embrione inizierà un periodo di attesa che dura circa due settimane, periodo nel quale l’embrione si anniderà nell’endometrio, la mucosa uterina.
Cosa succede dopo il trattamento: risultati e prossimi passi
Per verificare il successo del trattamento si effettuerà il test di gravidanza, circa 11 giorni dopo il trasferimento dell’embrione. Questo test misura i livelli di beta-hCG a livello ematico, un ormone prodotto dall’organismo in seguito all’impianto dell’embrione nell’utero.
Se il test di gravidanza risulta positivo, la paziente entrerà in una fase di monitoraggio della gravidanza. In caso di esito negativo, lo specialista esaminerà e apporterà eventuali modifiche al protocollo di stimolazione ormonale o alla tecnica di PMA utilizzata, per procedere con un secondo tentativo.
La probabilità cumulativa di gravidanza nei trattamenti di PMA aumenta significativamente con ogni tentativo. Questo concetto è fondamentale poiché implica che, anche se un ciclo non ha avuto successo, le possibilità di concepimento aumentano nei tentativi successivi. In questo senso, la PMA non deve essere vista come un singolo tentativo ma come un percorso nel quale, supportata dalla équipe multidisciplinare Genera, potrà sfruttare il proprio potenziale produttivo senza rischiare di interrompere il trattamento prima di aver realizzato il proprio sogno di genitorialità.